giovedì 8 dicembre 2011

Eni: la produzione in Libia è tornata al 70 per cento

Paolo Scaroni, dal World Petroleum Congress di Doha, traccia un quadro positivo per il Eni, al termine di un anno caratterizzato dal nodo Libia che ha inciso non poco sui conti del gruppo petrolifero.
La produzione nel Paese nordafricano, fermata nel marzo scorso con l’avvio della rivolta anti-Gheddafi e ripartita il 26 settembre, è ormai tornata al 70% della capacità: Paolo Scaroni ha infatti annunciato che l’Eni è tornata a produrre quasi 200mila barili al giorno, contro i 280mila pre-rivoluzione. E i livelli potrebbero salire ancora, se non verranno messi in discussione i contratti siglati con il vecchio regime: un rischio che però, secondo Paolo Scaroni, è "impensabile", dal momento che "tutti i contratti libici, compresi quelli dell’Eni, sono a lungo termine e sostenuti da arbitrati internazionali". Quindi, ha aggiunto, "credo sia impensabile per tutti i Paesi petroliferi, Libia compresa, cambiare questi meccanismi giuridici", anche perchè la priorità dei libici è di tornare alla produzione piena il più rapidamente possibile. Cambiare i contratti, quindi, "non è nell’interesse di nessuno".
La situazione in Libia, quindi, sta tornando alla normalità e non desta particolari preoccupazioni. Qualche allarme in più potrebbe sorgere invece in Iran, ma non tanto per il possibile bando europeo al greggio proveniente dal Paese del Golfo, di cui l’Eni potrebbe fare a meno per le proprie raffinerie. Il problema, ha sottolineato Paolo Scaroni, sta nei 2 miliardi di dollari di credito che Eni vanta nei confronti di Teheran come pagamento per la produzione passata. Paolo Scaroni, in ogni caso, è convinto che, alla fine, "questo tipo di transazioni saranno esentate da qualsiasi sanzione", perchè "c’è una differenza tra l’importazione di petrolio e il pagamento in petrolio per attività precedenti".
Al di là dei paesi ‘storicì per l’Eni, lo sguardo del gruppo è rivolto in questo momento in particolare al grande giacimento di gas del Mozambico, su cui il piano di sviluppo prevede un investimento di 50 miliardi di dollari. Paolo Scaroni ha confermato l’impegno, aggiungendo che la produzione del combustibile partirà entro il 2018: "La nostra impressione – ha detto – è di essere di fronte a uno dei più generosi giacimenti visti nella nostra storia in termini di gas", un sito "ben posizionato per rifornire l’Asia di gas naturale liquefatto".