Paolo Scaroni è arrivato al vertice di Eni 5 anni fa e,, allora come oggi le pressioni di una parte della comunità finanziaria per cambiare volto alla società accompagnavano la vita dell'azienda. Paolo Scaroni spiega al Sole 24 Ore perchè è convinto delle scelte compiute:
"Le aziende, come le persone, sono il risultato delle cose che fanno e di quelle che non fanno. Quando sono entrato nel gruppo, nel 2005, sapevo poco di petrolio e ho voluto sentire la voce di chi, da tempo, lavorava nel settore. Il concetto che in molti mi presentavano come ricetta vincente era piuttosto semplice: voi siete diversi da Esso, Shell e Total ma questo non funziona, dovete diventare come loro. Sono arrivato all'Eni, tra l'altro, con la fama da semplificatore costruita negli anni di gestione Enel, e ai loro occhi appariva quasi naturale che dovessi vendere Saipem, Snam e tutta l'attività di Gas & Power, e concentrarmi sulla raffinazione. Bene, io non ho fatto nulla di tutto questo. Anzi, ho fatto il contrario: Snam è rimasta, ho investito su Saipem e ho tagliato gli impegni sulla raffinazione. E a cinque anni di distanza posso dire: per fortuna. Saipem ci ha reso il 210%, Snam il 65%, mentre la raffinazione, che per tutti è stato un disastro, per noi è stata solo una piccola catastrofe. Oggi Eni è differente e different is beautiful. È su queste basi che vogliamo costruire il futuro."
domenica 14 marzo 2010
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