Si è svolto ieri, all’hotel Villa Torretta a Sesto San Giovanni, il convegno dal titolo “Pacchetto clima – Energia: una sfida tra costi e benefici”, a cui hanno partecipato tra gli altri, il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, e l’amministratore delegato di Eni,Paolo Scaroni.
Il tema centrale è stato naturalmente il protocollo di Kyoto e le ripercussioni che può avere per le nostre aziende e per il nostro paese. In sintesi, il protocollo prevede la riduzione delle emissioni di CO2 del 20%, l’aumento di una percentuale identica delle rinnovabili e dell’efficienza energetica entro il 2020. Per il nostro paese la direttiva si tradurrebbe nella necessità di aumentare del 17% le quote delle rinnovabili, e di ridurre del 13% le emissioni nel manifatturiero.
Durante il suo intervento, Paolo Scaroni ha difeso la posizione del governo italiano, che minaccia di apporre il veto alle decisioni UE a fine anno. Per nulla preoccupato per gli approvvigionamenti di oro nero o per eventuali tagli alla produzione, il numero uno dell’Eni ha sostenuto che “L’accordo di Kyoto per l’Europa si traduce in un costo per i consumatori e per le industrie europee” e che il nostro Paese “è maggiormente penalizzato: sicuramente siamo il Paese più virtuoso in termini di emissioni di Co2, fare ancora più virtù diventa difficile”.
L'Unione Europea avrebbe quindi sbagliato a firmare il protocollo di Kyoto, poiché "Il programma 20-20-20 al 2020, oltre ad essere inutile ed iniquo, è anche velleitario e scriteriato".
La tesi dell’amministratore delegato è che tale protocollo risponda solo parzialmente ad un problema mondiale, comunque innegabile, quale è il cambiamento climatico, dimostrando il proprio limite proprio nel non essere globale poiché non vengono coinvolti né gli Stati Uniti né i Paesi in via di Sviluppo. Inoltre, oltre a penalizzare l’Europa, richiede “sforzi molto diversi", ai diversi paesi dell’UE come l’Italia, “che già nel 1990 erano virtuosi, con emissioni pro capite di 9,2 tonnellate di CO2 equivalente, oggi devono fare enormi sforzi per conseguire i propri target di riduzione". Paolo Scaroni oltre a definire il pacchetto clima guidato da intenti comunicativi più che da analisi delle esigenze ha infine concluso che ritiene il programma 20-20-20 “scriteriato perché uno dei tre '20', quello sull'efficienza energetica, è rimasto un auspicio e non si è tradotto in iniziative concrete”.
martedì 11 novembre 2008
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