Durante il XX congresso mondiale dell’energia, i temi importanti sono stati quelli della crescente sete di gas in Europa e dell’esigenza di diversificare le fonti di approvvigionamento. Paolo Scaroni in quella occasione, intervenuto in qualità di rappresentante dei paesi consumatori, sottolineò i nuovi problemi europei e la necessità di investimenti ingenti. Ai tempi del congresso nel 2007, l’Europa consumava circa 600miliardi di metri cubi di gas all’anno, dei quali 300 importati. Le previsioni erano di un raddoppio delle importazioni per effetto di tre fattori combinati. Secondo Scaroni infatti, “il consumo di gas cresce circa del 2%”. Inoltre, “circa il 25% della produzione di elettricità in Europa – che oggi deriva da carbone, olio combustibile e nucleare, diventerà obsoleta nei prossimi anni e dovrà essere rimpiazzata, molto verosimilmente, dal gas”. L’ultimo fattore preso in considerazione da Paolo Scaroni era il fatto che la produzione europea si sarebbe dimezzata. Il risultato sarebbe stato il raddoppio della domanda di importazione di gas che avrebbe raggiunto la quota di 600miliardi, un’importazione che eccede l’intera produzione russa.
La soluzione sarebbe stata la diversificazione degli approvigionamenti, dalla Russia, dall’Algeria, dalla Norvegia, e dalla Libia: approvvigionamenti che sarebbero dovuti arrivare tramite pipeline sottoforma di gas liquido. I problemi che quindi i paesi europei dovevano e devono tuttora affrontare sono legati agli ingenti investimenti che devono essere sostenuti lungo tutta la catena del processo: nell’upstream, e quindi nei paesi fornitori di gas; nella costruzione di impianti di liquefazione; nella costruzione o acquisizione di flotte per il trasporto del gas liquido e, infine, in quella di impianti di rigassificazione. Secondo le parole di Paolo Scaroni, Eni già da qualche anno è impegnata nella costruzione di impianti di liquefazione del gas naturale sia in Nigeria sia in Angola.
venerdì 9 gennaio 2009
Problema approvvigionamento gas: Scaroni ne parlò l’anno scorso
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