Durante l’ultimo summit, appena conclusosi, la commissione ambiente europea ha proposto che le centrali di energia termoelettrica vengano dotate entro il 2015 di sistemi per la cattura di CO2 nel sottosuolo. La proposta, seguendo l’ipotesi che le nuove tecnologie possano limitare le emissioni di CO2 entro il 2100 generando un’influenza positiva sul clima, bandirebbe così la costruzione di centrali termoelettriche con emissioni superiori ai 500g per kilowatt ora.
È in questo scenario che si colloca l’accordo di cooperazione in materia di CCS (Carbon Capture Storage) firmato ieri tra Eni di Paolo Scaroni, Enel e il Ministro Prestigiacomo per la sperimentazione che partirà nell’autunno del 2009. L’Eni di Paolo Scaroni e l’Enel si avvarranno anche di collaborazioni con i principali istituti di ricerca del nostro Paese già attivi sul campo.
All’atto pratico, Enel dovrà occuparsi dell’impianto di cattura e liquefazione di CO2 che avverà a Brindisi, mentre Eni dell’iniezione – previsto fra due anni -di circa 8.000 tonnellate l'anno di CO2 nel giacimento ormai esaurito di Stogit di Cortemaggiore in provincia di Piacenza.
L’accordo tra i due colossi dell’energia si snoda lungo una doppia direttrice: da un parte il via libera alla possibilità della sperimentazione degli studi sull’energia elettrica, dall’altra, l’intesa garantisce la diffusione delle nuove tecniche e la promozione delle fonti rinnovabili.
mercoledì 22 ottobre 2008
Eni e l’accordo per la cattura di CO2
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